Non E' Un Paese Per Orsi Non E' Un Paese Per Orsi

Non E' Un Paese Per Orsi

Un appassionante articolo di Alessandro Ghezzer che cerca di ripercorrere la storia dell'orso in Trentino dalla nascita del Progetto URSUS ad oggi.
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Dopo vent’anni dal ripopolamento dell’orso in Trentino con un progetto europeo, gli animali oggi sono uccisi o imprigionati in un recinto-lager, intrappolati nelle maglie della burocrazia e in uno scontro politico tra il presidente della Provincia di Trento e il ministro dell’Ambiente.

La loro colpa? Fanno gli orsi invece che i pupazzi del marketing!

Danzica - foto da @archivioDanzica - foto da @archivio

Il segretissimo recinto-lager del Casteller

Il recinto del Casteller, costruito alle porte di Trento in una piccola area boscata, ha l’estensione di un campo di calcio ed è una struttura “segretissima” con recinti elettrificati, come fosse una base militare che custodisce chissà quali segreti invece che dei poveri orsi. Nessuno può accedervi: molte richieste da parte di consiglieri comunali e provinciali sono state respinte, due parlamentari hanno dovuto rivolgersi ai carabinieri per sporgere denuncia e farsi accompagnare per una breve visita alla struttura. Solo i Carabinieri del Cites mandati dal ministro Costa hanno potuto fare una vera ispezione, rilevando molteplici problemi di inadeguatezza del Casteller e le condizioni di stress psico-fisico degli orsi che configurano il reato di maltrattamento e di violazione delle leggi italiane ed europee (Convenzione di Berna e la Direttiva Habitat 92/43/CEE, 22.7.92) a protezione e tutela dell’orso. Intanto, nell’inerzia del Ministero e della Procura, a cui è stata consegnata la relazione, il governatore della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha fatto ampliare il recinto con nuove gabbie in previsione di ulteriori catture. La relazione della ispezione dei Carabinieri Cites al Casteller

La prigione degli orsi oggi

Attualmente gli orsi prigionieri detenuti al Casteller in condizioni terribili, rinchiusi nel bunker di cemento, sono tre, DJ3, M49 e M57. Possono uscire a turno per poche ore d’aria al giorno in un piccolo recinto. Un orso si sposta anche 50 km al giorno: imprigionarlo in pochi metri quadrati è una crudeltà e molti esperti sostengono che qualunque recinto non sarà mai grande a sufficienza, e che perciò alla prigionia è preferibile l’abbattimento. La reclusione per un orso è un grave maltrattamento ma la politica preferisce non decidere, lavandosene la mani e lasciando gli orsi a marcire in galera per anni come DJ3, colpevole solo di aver predato qualche pecora.

Il progetto per salvare l’orso trentino

Finanziato dalla Unione Europea, il Progetto Life Ursus (1999-2004) è ambizioso e si propone di salvare l’orso trentino, l’unico sopravvissuto sulle Alpi ma ridotto ormai a pochi esemplari condannati a sicura estinzione. Tecnicamente è già estinto perché non più in grado di riprodursi. I protagonisti del progetto sono il Parco provinciale Adamello Brenta, la Provincia Autonoma di Trento e l’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica (ISPRA, il braccio scientifico del Ministero dell’Ambiente). Dieci orsi ignari e incolpevoli vengono deportati 20 anni fa dalle selvagge foreste della Slovenia per essere catapultati in un territorio ultra-antropizzato come il Trentino, dove turismo, allevamento e agricoltura hanno occupato ogni angolo della montagna.

Il primo obiettivo di far incrociare orsi sloveni e trentini fallisce miseramente: gli orsi trentini scompaiono col loro DNA. Quelli sloveni invece iniziano a riprodursi: all’inizio le cose vanno abbastanza bene. il progetto suscita molte curiosità e attenzioni, soprattutto mediatiche, e il marketing provinciale propaganda a martello l’idea del Trentino naturale e “incontaminato”. Il logo dell’orso è riprodotto nel marchio del Parco Adamello Brenta e perfino nel logo e sugli autobus del trasporto pubblico, oltre a tutta una serie di prodotti come miele, conserve, salse, grappe eccetera. L’orso insomma “tira”: una sua apparizione sulle piste di sci diventa virale e la notizia è ripresa da giornali nazionali ed esteri. Un dirigente del turismo, trionfante, fa persino il calcolo in euro del valore dei passaggi televisivi “ottenuti gratis”.

Ricostruzione 3D realizzata dall'autoreRicostruzione 3D realizzata dall'autore

Nell’immagine la ricostruzione del bunker di cemento dove sono rinchiusi 3 orsi: possono uscire uno alla volta per alcune ore d’aria al giorno in un piccolo recinto, mentre per il resto della giornata rimangono rinchiusi ognuno in un loculo di 6 metri x 2. La ricostruzione è basata su foto aeree, foto satellitari, riprese video col drone e mappe di Google Earth, con cui si è potuto ricostruire le dimensioni del recinto di 0,7 ettari, e quelle del bunker di poche decine di m2.

Il primo intoppo arriva con l’orsa Daniza

L'orsa Daniza nel 2014 ferisce un cercatore di funghi per difendere i suoi due cuccioli, a cui l’uomo si era avvicinato troppo. La politica, davanti a questo fatto imprevisto, decide per l’immediata fucilazione. Seguono furiose polemiche (petizioni online per salvare l’orsa raccolgono centinaia di migliaia di firme), in seguito alle quali si decide per la cattura invece dell’uccisione: l’orsa Daniza però muore “per errore” del veterinario durante l’anestesia, i due cuccioli sono abbandonati a se stessi.

Il secondo intoppo arriva con KJ2, un’altra orsa con cuccioli

Nel 2015 l’orsa KJ2, anch’essa con due cuccioli, ferisce un podista che si allenava col cane. Un secondo incidente, meno grave, accade nel 2017 con un idraulico, anche lui a spasso col cane. In entrambi i casi i comportamenti dell’uomo sono sbagliati (frequentare le stesse zone degli orsi coi cuccioli, portando un cane), ma a pagare è l’orsa. Anche in questo caso la politica, nel caso specifico l’allora governatore Ugo Rossi, decide per la fucilazione: KJ2 viene freddata il 12 agosto 2017, e per questo Rossi finisce sotto processo (ancora in corso). Ancora una volta i suoi cuccioli vengono abbandonati al loro destino. Iniziano però a sorgere i dubbi e le critiche: perché non c’è stata adeguata informazione alla popolazione su come comportarsi con gli orsi? Gli incidenti, anche altri più lievi, sono stati causati sempre dai comportamenti scorretti dell’uomo. I cartelli nei luoghi frequentati dagli orsi sono stati messi addirittura 15 anni dopo l’inizio del progetto, dopo i primi incidenti, perché “spaventano i turisti”. I cassonetti anti orso sono stati messi con grande ritardo e in numero insufficiente. Inoltre non è stato creato alcun corridoio ecologico (come da progetto) che avrebbe permesso agli orsi di spostarsi dal trentino occidentale verso altri territori. Gli orsi iniziano a creare “problemi” predando saltuariamente gli animali d’allevamento. Allevatori e contadini si ribellano e fanno pressione sulla politica, che si adegua agli interessi dei due importanti serbatoi elettorali, togliendo la gestione degli orsi al Parco Adamello Brenta. D’ora in avanti l’orso sarà gestito dai politici, che lo usano come strumento di lotta e di consenso. “Gli orsi sono troppi” è lo slogan che va per la maggiore. Tuttavia il numero di orsi accertato è il numero minimo (50-60) previsto dal progetto per avere una popolazione vitale in grado di sostenersi. Gli orsi trentini attuali (circa 70-80 secondo le recenti stime) hanno un grosso problema di consanguineità, discendendo tutti da due soli orsi fondatori.

La mitica Maglietta realizzata per la seconda fuga di M49 da ELBECLa mitica Maglietta realizzata per la seconda fuga di M49 da ELBEC

Nasce il mito dell’orso M49

Un giovane e vigoroso orso getta nel ridicolo la nuova giunta leghista guidata dal governatore Maurizio Fugatti, riuscendo ad evadere per ben due volte dal recinto elettrificato del Casteller, alle porte di Trento, considerato supersicuro. Una struttura nata con la consulenza di Ispra per affrontare situazioni di emergenza (orsi malati o feriti), si trasforma in luogo di detenzione permanente. Prima l’orsa Jurka, poi trasferita in Germania dopo 3 anni di prigionia, poi l’orsa DJ3 (reclusa da 10 anni), quindi M49, diventato un trofeo da esibire dalla giunta Fugatti, da sempre difensore di allevatori e contadini. Anche M49 è diventato un “orso confidente” per il comportamento sbagliato di un malgaro che lo adescava regolarmente con un secchio di latte. M49 viene acciuffato tre volte, ora si trova nel recinto lager del Casteller, in compagnia di DJ3 e di M57, altro orso “confidente” abituato ad alimentarsi nei cassonetti dei rifiuti (e probabilmente anche da qualche albergatore per il sollazzo dei turisti). M49 viene castrato coi farmaci e sedato nei momenti di crisi. L’orso fuggito due volte scavalcando i recinti elettrificati è nominato “Papillon” dal ministro Costa e diventa il beniamino di migliaia di italiani come simbolo della libertà. (n.d.r. leggi qui tutta la storia di "Paillon")

M57, l’orso abituato a rovistare nei rifiuti

Ha ferito un carabiniere durante una passeggiata notturna nei pressi del paese di Andalo (TN). M57 è un giovane orso di circa 2 anni, che si alimentava abitualmente rovistando nei cassonetti. Il militare fornisce imbarazzanti e contraddittorie versioni alla stampa sull’accaduto (afferma per esempio di aver messo della musica sul cellulare mentre era trascinato via per una gamba), quindi scrive all’azienda che ha prodotto il suo “piumino” esprimendo soddisfazione per la qualità del prodotto che lo avrebbe salvato dagli artigli dell’orso. L’azienda sfrutta il caso per farsi pubblicità e ricompensa il carabiniere con un piumino nuovo. M57 è catturato dopo poche ore dall’accaduto mentre rovistava nei cassonetti di un albergo, e quindi recluso al Casteller nel terribile bunker di cemento di pochi metri quadrati.

L’incidente dell’orsa JJ4 coi due cacciatori

Due cacciatori, padre e figlio, sono feriti lievemente da un’orsa con tre cuccioli sul M. Peller, a 1800 metri di quota. Il governatore Fugatti spicca immediatamente l’ordine di abbattimento, che però viene sospeso grazie al ricorso delle associazioni animaliste al TAR. La relazione della Forestale ottenuta successivamente dagli avvocati, smentisce clamorosamente la versione di Fugatti secondo cui l’orsa avrebbe attaccato senza motivo. Una serie di sfortunate coincidenze, specialmente l’orografia del luogo, ha impedito di percepire la reciproca presenza. L’orsa viene salvata prima dall’abbattimento e poi dalla cattura da successive pronunce del Consiglio di Stato, che sancisce l’insufficiente istruttoria della Provincia e la decisione sbrigativa di sbarazzarsi dell’orsa.

L’autonomia trentina e l’impotenza del ministro

La Provincia di Trento ha uno statuto speciale che le consente una ampia serie di autonomie riguardo la gestione del territorio, dalle strade alla fauna, dalla sanità al fisco eccetera. I politici trentini per non scontentare allevatori e contadini riescono a far modificare nel 2015 il Pacobace (il protocollo di gestione dell’orso) introducendo il concetto di “orso dannoso”. Un orso che preda un certo numero di animali domestici diventa dannoso, quindi da rimuovere. Il concetto di dannoso però si mescola facilmente e pretestuosamente col termine di “confidente” e quindi pericoloso. Il Trentino ha quindi approvato una legge provinciale in tema di sicurezza pubblica (impugnata da Costa ma confermata dalla Corte Costituzionale) che gli permette di agire senza alcun vincolo del governo centrale. L’espediente è quello di dichiarare un orso “pericoloso” per l'incolumità pubblica con una ordinanza “contingibile e urgente”, dando la facoltà al governatore di agire autonomamente senza dover chiedere autorizzazione al Ministero/Ispra come accade nel resto d’Italia, malgrado tutta la fauna selvatica italiana, quindi anche quella trentina, sia “patrimonio indisponibile dello Stato italiano”. Il ministro Costa ha più volte dichiarato di essere impotente a intervenire in difesa degli orsi proprio per lo statuto speciale di autonomia del Trentino.

Da attivista della Lega, Fugatti promuoveva le “grigliate d’orso”. Da governatore, la sua smania anti orso è stata fermata più volte da ricorsi degli animalisti al TAR e al Consiglio di Stato. Fugatti ha innescato un clamoroso braccio di ferro col ministro Costa, che alla fine ha ordinato l’ispezione dei Carabinieri del Cites al recinto-lager del Casteller. Di Fugatti spicca la leggendaria esibizione di ignoranza sui predatori (lupo) in un ormai celebre video in Consiglio Provinciale e la ridicola decisione di affidare la gestione degli orsi, unico caso al mondo, alla Protezione Civile!

Tubo Trappola per orsiTubo Trappola per orsi
Foto @Stefano ZanardelliFoto @Stefano Zanardelli

Nessuno sa come uscire da questo casino

Non ci sono strutture alternative al Casteller in Italia per accogliere gli orsi in condizioni meno tremende, posto che un orso non può vivere rinchiuso. Nessuna regione alpina, interpellata da Costa, è disposta ad accoglierli in libertà sul proprio territorio. Nessun parco faunistico all’estero è disposto ad accogliere orsi considerati pericolosi nati in libertà. L’esito dell’ispezione dei Carabinieri del Cites giace in Procura, pur accertato il “maltrattamento” e le condizioni assolutamente inadatte per l’etologia dell’orso, nulla accade: gli orsi saranno così costretti ad affrontare l’inverno nel lager del Casteller, in attesa che qualcuno si faccia venire un’idea.

Gli orsi trentini diventano famosi anche all’estero

Nel frattempo la triste vicenda travalica i confini nazionali: Il Guardian dedica una inchiesta a M49. Anche l’attrice Brigitte Bardot, nota animalista, si occupa degli orsi trentini imprigionati scrivendo un duro appello a Fugatti: "Si comporti da essere umano. Quello che fa subire a questi orsi innocenti è non solo spregevole e inumano, ma anche un'appropriazione indebita - un gravissimo abuso di fiducia”.

Attiviste in sciopero della fame da quasi tre mesi

La guerra agli orsi di Fugatti ha spinto 4 attiviste italiane alla scelta estrema dello sciopero della fame: due di esse, Barbara Nosari e Stefania Sbarra, lo hanno iniziato quasi 3 mesi fa, il 21 settembre scorso: da allora sopravvivono assumendo solo liquidi. Ora rischiano danni fisici irreparabili se non lo interromperanno quanto prima. L’appello di Stefania del 7 dicembre 2020.

Trasferire gli orsi trentini all’estero è possibile?

All’inizio del 2021 si fanno strada due proposte per trasferire gli orsi trentini in due aree faunistiche all’estero in Romania e in Bulgaria. La prima è del leghista Filippo Maturi, ma è così vaga che viene lasciata cadere. La seconda proposta è della fondazione dell’ex attrice Brigitte Bardot, ed è accolta con favore dal governatore Fugatti che si dichiara disponibile ad esaminare la proposta e ad incontrare l’attrice col suo staff. Il mondo ambientalista tuttavia è contrario: a conti fatti, gli spazi disponibili per gli orsi trentini, che non possono essere messi assieme ad altri orsi nati in cattività, sarebbero del tutto simili a quelli del Casteller. Molti poi sono convinti che la improvvisa disponibilità di Fugatti miri soprattutto a liberarsi del “problema” degli orsi prigionieri per avere nuovi spazi per nuove catture per la prossima primavera, quando gli orsi usciranno dal letargo.


ndr:
Alla luce di quanto esposto sino ad ora quali potrebbero essere gli scenari possibili per la convivenza con l'orso?
Quali sono le principali criticità e cosa bisognerebbe fare per mitigarle?
A questa complesse domande Alesandro Ghezzer, pur avendo un'idea ben precisa in merito ha preferito non rispondere direttamente rispettando l'esperienza di chi, come nel caso dello Zoologo Paolo Forconi, si occupa di orsi di mestiere.

Rimandiamo quindi all'Analisi del Rapporto tecnico dal titolo "Orsi problematici in provincia di Trento. Conflitti con le attività umane, rischi per la sicurezza pubblica e criticità gestionali. Analisi della situazione attuale e previsioni per il futuro" redatta per ISPRA-MUSE nel Gennaio-Marzo 2021 dal Dott. Paolo Forconi - Zoologo indipendente
Il rapporto potete scaricarlo qui

Buona lettura
Credit: Grazie ad @Andrea Zampatti per l'immagine grande di copertina

Autore
Alessandro Ghezzer
Alessandro Ghezzer
Fotografo Trentino Amministratore del Gruppo "Convivere con Orsi e Lupi si può?"
Fotografo trentino e autore di questa nota, gestisce da circa tre anni il gruppo Facebook “Convivere con orsi e lupi si può?” con circa 2600 iscritti, tra cui molti esperti: naturalisti, zoologi, biologi ed etologi. Questo articolo è stato scritto il mese di gennaio del 2021
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