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Unsupported Race

Andrea Boscolo ci racconta la sua passione per bicicletta, "bike packing" e "unsupported race"
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Immaginate un architetto quarantenne che vive a Venezia, socio e co-fondatore di Fablab Venezia, dove produce servizi personalizzati di fabbricazione digitale. Adesso immaginate quell’architetto che spinge sui pedali di una bici per chilometri e chilometri, puntando alla montagna. E poi immaginatelo seduto a una scrivania, nel tentativo di condividere le sue avventure attraverso il suo blog itercyclingblog.com. Ecco chi è, in sintesi, Andrea Boscolo. Troppo poco tempo libero e tanta passione, Andrea ha alle spalle 20 anni di alpinismo, un’esperienza ciclistica maturata sul campo, fatta di prove ed errori, e la volontà di vivere la bici e lo sport sempre con rispetto: per se stessi, per il compagno-concorrente e per l’ambiente.

“Vengo dall’alpinismo, amo immensamente la montagna e la bici è sempre stato il mezzo per raggiungerla. Ho cominciato a 17 anni: ho preso la bici, mi sono sempre messo uno zaino in spalla - allora non c’erano le borse da bikepacking -, una tenda e via, ho cominciato ad esplorare sotto lo sguardo perplesso dei miei genitori. Poi quando un giorno mi sono trovato in una ferrata con la bici, ho pensato che forse era il caso di cominciare a dedicarmi all’arrampicata sportiva e all’alpinismo”

Arrampicata e alpinismo sono le tue grandi passioni

“L’amore per la roccia direi che fa parte di me da sempre. Quando da piccolo mi portavano al mare mi piazzavo sugli scogli e non ho mai amato la sabbia. Un amore durato fino a qualche anno fa, purtroppo. Ancora adesso vorrei poter arrampicare ma quando sai cosa significa farlo bene, fare l’alta quota – come il Monte Bianco o il Sudamerica – ti rendi conto che se non hai tempo per allenarti come si deve è meglio che lasci stare”

foto: Archivio A. Boscolofoto: Archivio A. Boscolo
foto: Archivio @ELBECfoto: Archivio @ELBEC

Quindi 5 anni fa ti è presa questa cosa della bici

“Sì. Una passione nata dalla voglia di conoscere, spaziare, esplorare, stupirsi. Era il periodo delle randonnée, in cui la distanza minima da percorrere è di 200 km. Io ne ho fatte tantissime, in Italia e in Europa. Ho corso anche la Parigi-Brest-Parigi, 1200 km in 3 giorni: bellissima. Lo stesso anno ho fatto anche la prima esperienza da ultra-cyclist - una parola che a dire la verità non mi piace tanto… sarebbe più bello parlare di race-unsupported, perché è questo il senso. Ma insomma, amo più la distanza e l’avventura piuttosto che le gare intense che si concentrano in poco tempo. La cosa bella per me è fare tantissimi km, dormire per terra, attraversare diversi scenari, stringere rapporti brevi e intensi. E subito ti rendi subito conto che fai una cosa che nessuno capisce”

Ultra distanze senza supporto. Lo sguardo punta lontano… ma purtroppo quest’anno abbiamo fatto fatica a spingerlo oltre i confini

“A dire la verità ho pedalato tantissimo anche durante questa pandemia e non ho smesso di guardarmi intorno. Ho disegnato tutto il periplo del Veneto in bicicletta, evitando le città e andando dalla foce del Po al Garda, dalle Cime di Lavaredo a Bibione. Tre giorni in cui ho conosciuto tanta gente disorientata, luoghi abbandonati, persone che hanno cominciato a fare l’orto per diventare autosufficienti e che non riescono ad alzare lo sguardo sul futuro”

Altro che il “ricco” Veneto…

“Già, io ho visto un altro mondo. Ho conosciuto persone che hanno deciso di vivere tenacemente nei territori lungo fiumi, montagne e pianure e che hanno sviluppato una forte resilienza, concentrandosi su poche cose fondamentali. . Tutto era ovattato, essenziale, scarno, talvolta terribile. Ma vero. Durante quel viaggio ho capito anche l’importanza del bar: luogo centrale di incontro e di socialità, un posto pieno di verità”

foto: Archivio A. Boscolofoto: Archivio A. Boscolo
foto: Archivio A. Boscolofoto: Archivio A. Boscolo

In quest’“anno sfortunato”, come lo chiami tu, ti sei concesso altre emozioni?

“Sì. Ho fatto la Torino Nizza rally gravel, percorso originale molto duro che percorre tutte strade militari… bellissimo! E poi la super randonnée della Romagna. Un evento nuovo, sono stato il secondo a farlo. Amo partecipare ad eventi quando sono alla loro prima edizione, non mi piace quando lo sport diventa prevedibile, banale. Per questo amo viaggiare in bici per strade nuove, senza troppa preparazione sugli itinerari, avendo poche informazioni. Insomma, della bici mi piace l’avventura, la bici è bella perché incontri l’imprevisto e più pedali più vai. Ma l’arrampicata è il massimo, perché superare gli ostacoli richiede un tocco di creatività in più”

Se per te la bici è anzitutto avventura, immagino che per partire tu porti con te davvero solo l’essenziale. E che cos’è questo essenziale?

Allora. Una bici leggera, ovviamente. Poi: una maglia. Due pantaloncini. Un paio di calze di lana (se si bagnano le strizzi e le reindossi). Le scarpe. Un apparato di elettronica (powerbank, multiprese usb, gps telefono e luci). Niente tenda perché di notte spesso pedalo, quindi solo un sacco leggero da bivacco. Occhiali, cappello e fascia per le orecchie. Tutto in due borse da bikepacking, una da telaio e una dietro

Lavori, sei sposato, hai una vita piena. Come ti tieni allenato?

“Mi alleno il più possibile, vanno bene i rulli, la corsa la mattina presto, le rare fughe in pausa pranzo, gli esercizi di stretching o quelli per le parti del corpo che la bici mette sotto stress. E poi il weekend si fanno più km possibili, pedalando tutto il giorno, finalmente”

foto: Archivio A. Boscolofoto: Archivio A. Boscolo
foto: Archivio A. Boscolofoto: Archivio A. Boscolo

La domanda che non può mai mancare: il futuro?

“Grandi viaggi, spero, più o meno in modalità veloce. Voglio fare la Five parks bike race, 5000 km nei grandi parchi degli USA, saltata per il covid ma al primo posto nei miei desideri. Anche se sento un certo richiamo per Africa e Sud America, ho paura che non riuscirò a farmene una ragione se non farò almeno un grand tour in Asia, tra i giganti della terra”


ndr: Andrea Boscolo, classe ’76, architetto e co-fondatore di Fablab Venezia è un tester ELBEC dal 2020 che ha aiutato moltissimo la nostra azienda nell'ideazione delle calze mtb termiche in lana merinos di cui andiamo particolarmente fieri. Attraverso il suo prezioso feedback abbiamo modificato molti particolari alla ricerca delle calze da mountain bike che rispondessero al meglio alle molteplici esigenze di un collaudatore di livello.

Autore
Andrea Boscolo
Andrea Boscolo
Architetto e co-fondatore di Fablab Venezia
Sportivamente mi sento un alpinista, con esperienze intense in roccia e alta quota. Membro del Gruppo Rocciatori Gransi del CAI di Venezia, mi dedico da un lustro alle nuove discipline del ciclismo. Randonnée, gravel, bikepacking-adventure, unsupported ultra-distance. Un ciclo avventore con una linea di condotta che ricerca il rapporto stretto con la montagna e gli elementi delle natura. Alpinismo e ciclismo sono la risposta alla mia esigenza di conservazione dell’istinto animale.
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