Alcuni lo definiscono “il vallone più bello attraversato dall’Alta Via 1 della Valle d’Aosta”.
Fare delle classifiche tra queste montagne non è facile e forse si riduce a un gioco divertente ma sterile. Quello di cui sono sicuro è che sono arrivato nella parte mediana del Vallone di Lòò con gli occhi già ricolmi di meraviglia. Prima sono salito in un bosco ombroso, accompagnato dal costante suono, sempre uguale e sempre diverso, dell’acqua. Poi sono arrivati gli alpeggi e i pascoli, e soprattutto una straordinaria mulattiera inerbata, che sale sinuosa racchiusa tra muretti a secco.
A metà del mio percorso ho incrociato i passi di chi sale verso l’alpeggio-ristoro di Obre Lòò, i passi saldi e sicuri di un uomo plasmato dal sole e dalla fatica, dalla montagna e dal silenzio. Si fa un pezzo di strada insieme, poche parole ma mai banali: la vita in montagna di ieri e di oggi, accoglienza e integrazione. Un saluto veloce ma sincero al suo punto di arrivo, qualche consiglio per la salita e punto alla prima cima di giornata.
Un ripido pendio erboso e qualche roccetta per vedere dall’alto proprio l’alpeggio divenuto punto di accoglienza, il presidio di persone ostinate e perseveranti che non si arrendono e che sanno generare speranza. La cresta continua, gli ometti spariscono, come le tracce umane. Faccio fatica anche a trovare segni di passaggio di altre specie, naturalmente più agili di noi in montagna. Una pietraia si attraversa più facilmente del previsto, poi bisogna comprendere la via di salita, seguendo come Pollicino le briciole abbandonate da qualche camoscio. Una caotica distesa di massi e sono alla seconda sommità di giornata. Nessun ometto, nessun segno di vita recente. In lontananza il Monte Rosa si sta coprendo, dal Piemonte (come di consueto) le nuvole caricano come una cavalleria medievale ma io non ho arcieri né lance per respingerla.
Devo scendere velocemente e taglio una riga dritta. L’idea non è geniale e camminare tra cespugli alti due metri, fitti e umidi non è facile. Per un momento penso con non troppa simpatia a chi mi rinfaccia sempre un lavoro meraviglioso. Poi ecco i muretti a secco, mai così belli come in questo momento. A questo punto tutto riacquista serenità, mi siedo su un sasso posato lì chissà da quanti decenni e penso che domani si ricomincerà. Altri incontri, altri silenzi, altri momenti di sconforto ma tanti attimi di felicità.
“Mentre la modesta sommità dell’Eebéspétz è raggiungibile per un facile pendio erboso seguito da banali passaggi su roccette, la traversata che consente di raggiungere la vetta del Tallespétz si pone sul confine da escursionismo e alpinismo e si svolge senza alcuna traccia ne segno di passaggio, su terreno privo di vere difficoltà tecniche ma a tratti abbastanza delicato”
Da Itinerario 157- 158 del volume 'Monte Rosa. Val d'Ayas e Valle di Gressoney' di A. Greci e F. Rossetti.
Andrea Greci ha pubblicato oltre 40 libri e numerosi articoli su quotidiani e sulle più importanti riviste italiane del settore.
Il racconto del Vallone di Lòò si inserisce negli itinerari raccolti nel volume del progetto Vie Normali Valle d'Aosta dedicato al Monte Rosa.
Vie Normali Valle d'Aosta è nato nel 2018 come progetto editoriale attraverso il quale Andrea Greci e Federico Rossetti saliranno tutte le 1226 cime della Val d'Aosta lungo la via normale senza limiti di difficoltà e gerarchie, per poi tradurre l'esperienza in una collana di 8 guide escursionistiche-alpinistiche. Una sfida lunga 8 anni.
ELBEC sostiene il progetto www.vienormalivalledaosta.it dal 2019.
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