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Ovviamente questo post si rivolge ai neofiti che non conoscono l’aerea e che, pianificando attraverso i dati reperibili su internet, hanno deciso di avventurarsi in questa sfida.
Nella parte finale vorremmo darvi, alla luce della nostra esperienza, dei consigli utili in modo da non commettere i nostri stessi errori!
Se non vi va di leggere tutto e avete fretta di andare a fare la Translagorai, andate direttamente alla fine e cercate di fare tesoro dei nostri migliori consigli per affrontare la Translagorai con consapevolezza!
Affascinati dalla storia dell’orso M49 e in cerca di una esperienza di trekking di più giorni in un ambiente dove fosse ancora possibile confrontarsi con una natura poco antropizzata, abbiamo deciso di effettuare in quattro notti e cinque tappe la Translagorai (versione corta - da passo Manghen a passo Rolle).
Il gruppo è formato da una ragazza di 27 anni che percorre abitualmente trekking in montagna e che ha già al suo attivo il Camino de Compostela; i miei due figli di 12 e 13 anni, giocatori di Hockey, sciatori di buon livello, abituati a percorrere sentieri di montagne e ferrate nonché primi passi su roccia; io ... che, nonostante la veneranda ètà di 47 anni, un trekking in montagna riesco ancora a farlo!
Inizialmente generiche ricerche su internet, poi studio sulle mappe al 25:000 dei percorsi in modo da suddividere il trekking in tappe di massimo 8 ore di cammino giornaliero.
In seguito abbiamo contattato telefonicamente delle persone esperte che avevano scritto degli articoli riguardanti il trekking in Lagorai e/o conoscevano molto bene la Translagorai. Abbiamo anche contattato telefonicamente delle persone che avevano effettuato il trekking da poco per conoscerne le condizioni recenti e sapere se ci fossero ancora nevai da attraversare e se fosse reperibile facilemente l’acqua.
Tutte le persone contattate ci hanno confermato che non vi erano nevai se non piccolissimi e che in quel momento (metà luglio) fosse facile reperire acqua senza eccessivi problemi.
La mia maggiore preoccupazione era quella di capire se ci fossero ferrate o tratti attrezzati visto che sulle carte non erano segnalati ma mi era sembrato di vederne in foto. Generalmente quando vado con i figli in ferrata li assicuro io con la corda oppure li assicuro e gli metto comunque un dissipatore, longes e moschettoni per abituarli ai movimenti corretti e ridurre il rischio nei traversi.
La risposta delle persone contattate, professionisti ed escursionisti esperti, è stata unanime: “impensabile portarsi imbrago e corde per pochi passaggi attrezzati, facili e su sentiero in cui si cammina, seppur esposto”.
Ma la frase che più mi ha tranquillizzato è stata: “l’ho appena fatta in tre giorni (due bivacchi) con la mia ragazza che veniva in montagna per la prima volta”!
Queste rassicurazioni ci hanno convinto a rompere ogni indugio. A questo punto l’unica incognita rimaneva la meteo e la resistenza al cammino dei partecipanti visto che di difficoltà tecniche non sembrava ce ne fossero!
Questo probabilmente è stato il nostro primo errore! Sottovalutazione delle difficoltà tecniche della Translagorai a causa di uno studio probabilmente superficiale motivato dal fatto di essersi fidati dei consigli di persone conosciute sui social!
Le tappe in base alla meteo sarebbero potute essere 4 o 5 con tre o quattro pernotti, quindi il cibo è stato preprato per 5 giorni di trekking e 4 pernotti.
Il programma era così strutturato (ovviamente da confermare in base alla reale velocità di crociera del gruppo dopo il primo giorno):
Passo Manghen – Laghetto Lagorai; Laghetto Lagorai – Bivacco Coldosé; Bivacco Coldosé – Bivacco Aldo Moro; Bivacco Aldo Moro – Passo Rolle.
Per quanto riguarda gli zaini e la loro preparazione il discorso è lungo e preferiamo rimandare ad un post più specifico o ai consigli pratici alla fine del post. Ci limiteremo a dire che avevamo il minimo, tutto cibo liofilizzato ed integratori, due tende per un totale di:
15Kg il mio zaino io peso 70Kg;
12Kg lo zaino del figlio maggiore che pesa 54Kg;
9Kg lo zaino del figlio minore che pesa 43 Kg;
Dati non pervenuti per il quarto partecipante ma ad occhio lo zaino era immenso!
Questo probabilmente è stato il nostro secondo errore : zaini troppo pesanti in rapporto al nostro peso corporeo con rischio di facili sbilanciamenti!
Ritrovo a Passo Manghen alle ore 9:00 di lunedi (in una bolgia di macchine , camper, motociclisti, campeggiatori, escursionisti, ciclisti e voyeurs).
Con una finestra di bel tempo di due giorni, un terzo giorno con probabilità di pioggia nel pomeriggio del 20% e un quarto giorno brutto, decidiamo di partire e tentare la traversata di questo tratto della Translagorai con tre pernotti e quattro giorni di cammino, ossia un pernotto in meno che ci costringerebbe ad una tappa lunga (la seconda) stimata da le varie persone contattate a 8:00 ore di marcia.
La tappa prevedeva di arrivare ai Laghetti del Lagorai per pernottarvici come da programma iniziale. Partiamo quindi alle 9:30, ci fermiano a mezzogiorno e mezza per una pausa pranzo.
Ripartiamo dopo 20 minuti per arrivare ai Laghetti delle stellune per le 14:00 con varie piccole pause ma sempre in linea con il programma e rispettando le tempistiche delle tabelle.
Da qui proseguiamo per la forcella di Val Sorda dove inizia il sentiero 317 che attraversando lastroni di granito su sentiero facile e ben segnato porta a Forcella di Val Moena da cui parte il sentiero 321 classificato EE e decisamente più più delicato. Su traccia ben segnata si percorre con attenzione la busa delle neve per arrivare alla forcella omonima.
Qui la stanchezza comincia a farsi sentire. Ci rendiamo conto che le tabelle sottostimano i tempi di percorrenza oppure che gli zaini, forse eccessivamente pesanti ci rallentano eccessivamente, questo ultimo tratto infatti lo abbiamo percorso in un tempo molto maggiore rispetto a quello indicato nelle tabelle!
Proprio a questo punto ci troviamo di fronte ad un breve tratto attrezzato, molto esposto, che costringe a qualche passaggio in traverso ascendente verso sinistra in cui bisogna tenersi con entrambe le mani sul cavo per portarsi al di fuori della parete con il corpo.
Questo tratto non ce lo aspettavamo (non era segnato sulla carta della TABACCO che avevamo portato con noi). Ovviamente non c’è modo di affrontare il passaggio in sicurezza ma non abbiamo alternative e grazie al fatto che nessuno di noi soffre di vertigini riusciamo a passare la parte attrezzata e gli ancor più delicati passaggi successivi privi di cavo in cui quando possibile e bene usare le mani facendo estremamente attenzione all’equilibrio alterato dal peso dello zaino.
Con un ultima salita arriviamo sulla forcella dei Laghetti senza difficoltà per scendere su lastroni di granito verso il lago del Lagorai dove monteremo il primo campo.
Il tempo di rinfrescarsi nel lago e godere del panorama spettacolare che iniziano ad arrivare velocemente le prime nubi accompagnate da una brezza che ci costringe a ripararci fra grandi massi di porfido per cucinare. Il morale è alto nonostante la fatica.
Risveglio alle ore 6:00 siamo in marcia alle ore 8:00 dopo aver smontato le tende e fatto un’ottima colazione a base di carboidrati al cioccolato. Tempo molto nuvoloso contrariamente alle previsioni.
Raggiungiamo il sentiero attraversando la massicciata granitica che obbliga all’uso delle mani e si inizia a salire su traccia come sempre ben indicata sentiero 321
Alle 8:30 siamo sulla forcella di Lagorai ed iniziamo il lungo traverso che ci porterà sino alla forcella delle Sute con l’attraversamento di qualche piccolo nevaio. Passaggi delicati su massi granitici che richiedono attenzione per non smuovere sassi ma diciamo che nel complesso avanziamo abbastanza bene anche se la giovane ragazza inizia a perdere il passo e restare indietro costringendoci a ripetute mini soste.
Alla base della parete che porta sulla forcella delle Sute c’è un altra piccola sorpresa anch’essa non segnalata. Ferratina verticale di una trentina di metri. Niente di difficile. La percorro quattro volte portando prima gli zaini di ognuno e poi accompagnado i membri del gruppo da sotto in modo da bloccare subito un eventuale incertezza. Perdiamo tempo ma mi sembra che sia più importante dare precedenza alla sicurezza!
Dalla forcella inizia una grande cavalcata in un ambiente maestoso interamente di roccia in cui ci si muove su di un sentiero facile, con scalette della grande guerra in granito e porfido. Attraversiamo due piccoli nevai senza problemi poi ci troviamo ad effettuare un passaggio di III° su roccia. Anche qui due di noi si tolgono lo zaino per passare più facilemente.
Io cerco di dare una parvenza di sicurezza posizionandomi in modo da fingere di bloccare una eventuale caduta che so benissimo che non farebbe altro che travolgere anche me.
Passiamo tutti senza particolare stress ma stiamo perdendo tempo, molto tempo prezioso ed il tempo non accenna a migliorare.
La ragazza si fa attendere sempre più spesso perché inizia ad accusare dolori alle articolazioni mentre i ragazzi procedono di buona lena.
Quello di non valutare le capacità fisiche di ognuno dei membri del gruppo , dando per scontato che a 27 anni si abbia la preparazione fisica per affrontare un trekking come la Translagorai, è stato il nostro terzo errore!
Arrivati circa a metà strada fra la forcella delle Sute e la cima di Litegosa mi rendo conto che siamo totalmente fuori tempo. Siamo troppo lenti, troppo lenti! Se ne accorgono tutti perché la tabella con le tempistiche della SAT ci fa capire che ci abbiamo messo esattamente il doppio. Possibile?
Sono tre ore che camminiamo e stiamo per arrivare a cima della Litegosa quando dovremmo invece essere praticamente arrivati a passo Sadole. C’è qualcosa che non va. Le tabelle riportano tempistiche molto aleatorie (ma noi siamo troppo lenti e bisogna pensare ad un piano alternativo perché mi rendo conto che comunque vadano le cose non saremmo mai fuori dalla catena del Lagorai prima dell’arrivo del brutto tempo che sembra inoltre voler arrivare molto prima del previsto.
Sono le 11:00, qualche altra piccola pausa ma il sentiero richiede sempre molta attenzione per le pendenze, l’esposizione e la scivolosità. Io procedo delicatamente e lentamente cercando che tutti seguano il passo ma su di un tratto relativamente facile sento un urlo, mi giro, il figlio maggiore vola in avanti e atterra con la testa fra due rocce, miracolosamente senza sbatterci!
Lo giro, non ha perso conoscenza anche se trema, verifico la testa ed è tutto a posto, lo stendo, gli diamo subito degi zuccheri. Il polso fa malissimo, forse si è rotto, ma riesce a muoverlo.
A questo punto anche il piano B salta, alti tratti di ferrata con una sola mano non sono pensabili e sembra che ce ne sia uno subito dopo il bivacco Teatin ci dicono tre escursionisti che vengono nella direzione opposta.
Mi carico parte del peso dello zaino del ferito e diventa talmente pesante che non riesco quasi a metterlo in spalla. Cerco di ragionare, studio la carta e l’unica possibilità che intravedo è di raggiungere il bivacco Teatin e scendere lungo quella che sembra essere una mulattiera delle grande guerra. Purtroppo non è pensabile immobilizzare il polso perché c’è ancora bisogno di usarlo per raggiungere il bivacco Teatin e passare la parte esposta di cima Litegosa.
Arriviamo al bivacco e ci fermiamo per bere e mangiare qualcosa. Verifico meglio ed effettivamente la carta segna una malga più giù e spero che ci sia possibilità di piantare una tenda o di bivaccare al suo interno.
A passo Litegosa abbandoniamo quindi il sentiero 321 e iniziamo a seguire la mulattiera che scende in direzione malga di Litegosa.
Sentiero facile e facilmente individuabile nonostante non sia segnalato, che si perde lentamente nel bosco tra gli schianti di vaia scomparendo via via sempre più.
PS: Potrebbe interessarti la nostra guida al bivacco all'aperto nelle Dolomiti.
Dopo due ore arriviamo su di uno slargo pieno di ortica dove c’è una malga: distrutta (la TABACCO la segnava come funzionante!).
Non importa c’è acqua (un ruscello) un piccolo spazio piano con meno erba dove piantare le tende e qualche pietra per appoggiare il fornello per scaldare l’acqua. Perfetto!
Ora possiamo bloccare il polso che non si è gonfiato più di tanto! Esce il sole.
Sono le 16:00. Ci godiamo dopo 8 ore di camminata una cena meritata, giochiamo a dadi, festeggiamo il dodicesimo compleanno di mio figlio minore con un dolcetto di marzapane ed una candelina che mi ero portato per l’occasione! Quando stiamo per andare a dormire arriva correndo un runner che sta scendendo e si ferma a salutare. Gli chiedo se il sentiero sia individuabile facilmente fra gli schianti di Vaia e mi spiega di non provare a seguire il sentiero ma di tenermi tutto a sinistra sui margini del salto di roccia che lo costeggia. Lavorava per i vigili del fuoco e non aveva una mano.
Non mi ha detto il suo nome ma ci ha veramente aiutato e spero un giorno di poter restituire il favore! Senza i suoi consigli avremmo sicuramente tentato di seguire il sentiero perdendo chi sa quanto tempo per raggiungere la Malga Toazzo e poi Panchià.
Durante la notte si scatena un bel piovasco con due giorni di anticipo rispetto alle previsioni del servizio meteorologico ARPA Veneto! Fortunatamente siamo in tenda e il rumore della pioggia ci culla nel sonno.
Al risveglio siamo nella nebbia, è freddo ed è tutto bagnato. Il polso fa male, è gonfio ma non viola. Alle 7:00 siamo in cammino e tra uno schianto e l’altro con gli zaini che si impigliano ad ogni passo, riusciamo dopo due ore, a raggiungere la malga dove inizia la strada forestale.
A questo punto visto che le mani non servono più blocco anche il braccio di mio figlio legandolo con una maglietta attorno al collo per aiutare la circolazione.
Il cartello della SAT ci dice che in 20 minuti saremo a Panchià. Una buona notizia dalla carta sembravano almeno 4Km! Ovviamente anche questo cartello è fuorviante ed arriveremo, camminando di buon passo con i miei 20Kg sulle spalle, dopo poco più di un ora!
Non appena raggiunto l’asfalto è arrivata l’ammiraglia della “mamma” a soccorrerci! Ritorno a casa e via di corsa ad Agordo in ortopedia dove viene diagnosticata una frattura del legno verde e il polso viene immobilizzato per tre settimane!
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Il motivo per cui ho scritto questo post è di dare qualche consiglio che spero possa tornare utile a chi vuole affrontare per la prima volta la Translagorai.
Consigli utili per afforntare la Translagorai che spero non vadano a perdersi nella miriade di articoli e post dei mitomani che popolano il web!
Alla fine di questo articolo abbiamo messo una mappa con le tappe della translagorai ed un link per accedere ad una versione più completa realizzata da Alessandro Ghezzer (grande conoscitore del Lagorai e amministratore del gruppo FB "Giù le mani dal Lagorai")
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Se vuoi maggiori consigli puoi leggere anche questo nostro articolo più orientato a dare consigli specifici su itinerario, tappe, e preparazione
Qui riportiamo la mappa della Translagorai con le tappe programmate e la deviazione effettuata. Partenza da passo Manghen e pernotto ai Laghetti del Lagorai a 2.300m come prima tappa. Seconda tappa Bivacco Forcella Coldosè a 2.183m. La tappa più dura ma avevamo la tenda ed in caso avremmo poturo spezzare la tappa. Così non é stato a causa dell'incidente e abbiamo dovuto cambiare itinerario. Dal Bivacco Teàtin abbiamo girato verso Malga Litegosa dove abbiamo dormito in tenda. La terza tappa che si vede sulla mappa della translagorai è il Bivacco Paolo e Nicola a 2.180m e poi l'ultima tappa al Bivacco Aldo Moro 2.565m per poi raggiungere Passo Rolle e terminare il percorso (sulla mappa sono presenti i due itinerari. Il percorso programmato in rosso e quello realmente effettuato con la deviazione in arancio verso Ziano di Fiemme)
Andrea Ghezzer, grande conoscitore del Lagorai nonchè abile cartografo, che per noi ha pubblicato un bellissimo articolo sul blog " non è un paese per orsi " , ha creato questa utilissima modellizzazione della catena del Lagorai in 3D con l'intero itinerario della Translagorai Classica che dalla Panarotta arriva a Passo Rolle. Un documento veramente utile per visualizzare in maniera chiarissima i dislivelli e le distanze.
Se vi serve la traccia completa della Translagorai con tutte le indicazioni più importanti vi invitiamo a visitare questo link dove troverete moltissime indicazioni utili fornite sempre da A.Ghezzer: http://umap.openstreetmap.fr/it/map/transalgorai_241856#11/46.2066/11.5898
Prima di abbandonare il sito ricordatevi però che per effettuare il percorso della Translagorai intero o parziale, un paio di calze trekking ELBEC, sono indispensabili! ;)
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