Quando la montagna crea community Quando la montagna crea community

Quando la montagna crea community

Simone Casella ci racconta TrekkingMania, fra i più grandi gruppi di camminatori in Italia
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“Quando uomini e montagne s’incontrano, grandi cose accadono” scriveva William Blake. Tra queste grandi cose, anche se di primo acchito apparirebbe piuttosto piccola ed ininfluente, c’è la creazione di un gruppo WhatsApp, nato nell’aprile 2016 al tavolo di un pub, quando Simone Casella e Fabrizio Dazzi decisero di dare forma alla loro passione. Una triplice forma, visto che quel gruppo – chiamato TrekkingMania – fu associato nel nome ad altrettanti simboli di primaria importanza: l’emoji di un camminatore, quella di un braccio muscoloso, a designare il concetto di forza, ed infine un cuore, rosso e ardente.

«Sicuramente non si trattava, come non si tratta tutt’oggi, di simboli casuali. – spiega Casella – Nel cammino, la primaria attività che promuoviamo, occorre metterci forza e cuore, intesi come impegno fisico e coinvolgimento emotivo».

Un coinvolgimento emotivo che s’incarna principalmente nel desiderio di creare aggregazione.

«Inizialmente l’idea era quella di organizzare delle escursioni domenicali fra pochi amici intimi, per condividere concretamente la bellezza della montagna, la voglia di camminare fra i suoi sentieri e di non farlo per forza da soli. Di lì è cresciuta però anche la necessità di espandersi: non sempre gli amici intimi erano disponibili a passare la domenica camminando, dunque la possibilità doveva essere estesa anche ai semplici conoscenti. È stato naturale allora aprire il gruppo Facebook, che è cresciuto fino ad arrivare ai 10.000 utenti di oggi, a loro volta suddivisi in tanti piccoli “TrekkingMania” locali e territoriali»

Foto Archivio @SimoneCasellaFoto Archivio @SimoneCasella
Foto Archivio @SimoneCasellaFoto Archivio @SimoneCasella
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Un gruppo che però rimane chiuso, non pubblico: di fatto, per parteciparvi e vedere ciò che viene pubblicato, occorre chiedere l’accesso.

«L’abbiamo pensata come una questione di principio: vogliamo inserirvi persone che abbiano delle motivazioni autentiche in grado di spingerle a parteciparvi, niente perditempo o semplici curiosi. E questo modo di gestirlo ci ha premiato negli anni. Certo, tante persone hanno smesso oppure ne sono uscite per dedicarsi ad altri interessi o alla famiglia, ma altrettante ne sono entrate cogliendo subito lo spirito del nostro esistere»

Quale sarebbe questo spirito?

«Viviamo nell’era dei social network, del virtuale, dove ogni cosa è iperconnessa e niente lo è per davvero. Mi è sembrato fin da subito importante creare valore, all’interno di un mondo come quello dei social, così interattivo ma al contempo esageratamente disgregato e dispersivo. L’arma è stata nel nostro caso quella dei trekking di gruppo, organizzati e diffusi attraverso i social. Ma poi anche la creazione di un’autentica condivisione all’interno della community, grazie a post in cui ciascuno poteva parlare delle proprie escursioni personali, dei dettagli tecnici per affrontarle o fornire semplici spunti per una gita domenicale in famiglia o fra amici. È questa la socializzazione autentica, di cui internet e le piattaforme digitali dovrebbero essere solo uno strumento a servizio. La conoscenza vera, concreta, nel caso di TrekkingMania, è diventata l’autentico esito di un primo approccio virtuale. Credo sia questo l’uso corretto dei social, che così si fanno realmente sociali, nel vero senso del termine»

Foto Archivio @SimoneCasellaFoto Archivio @SimoneCasella
Foto Archivio @SimoneCasellaFoto Archivio @SimoneCasella
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La cosa che più lascia stupiti, positivamente, è come nel tuo caso questo non sia un lavoro ma la messa a terra di un tempo libero rinnovato e condiviso.

«Sì, nella vita faccio tutt’altro: lavoro in un negozio di abbigliamento sportivo, un mestiere che – impegnandomi dal lunedì al sabato – mi porta via tantissimo tempo. Fin da giovane però i sabati sera in discoteca erano un’eccezione per me: forse non amavo ancora così tanto la montagna, ma lo sport in generale sì, e per praticarlo alla domenica dovevo sacrificare quei momenti. Ma non era una così grande rinuncia, anzi: si trattava di concretizzare una passione facendo delle scelte. È su questo che mi sono concentrato quando abbiamo creato TrekkingMania: fare in mondo che le scelte virtuose di un singolo riescano a rispecchiarsi negli altri, grazie ad un modo nuovo di mettere in contatto passioni analoghe»

Parlando di passioni analoghe, mi viene spontaneo chiederti se, per valutare la loro consistenza, hai un target specifico di persone alle quali rivolgere il tuo progetto e a cui dunque aprire il gruppo.

«Un target specifico no, chiaro che, come dicevo prima, occorre una grande motivazione e una forza di volontà e di partecipazione, che riesca a riflettersi nella realtà senza rimanere incastonata nelle belle parole e nelle belle immagini del mondo virtuale. Se devo definire in un’espressione quello che TrekkingMania cerca nei propri utenti direi una propulsione sincera, concretizzabile. Quella che ha mosso anche me nel creare questa realtà»

Foto Archivio @SimoneCasellaFoto Archivio @SimoneCasella

Appunto, prima di TrekkingMania chi era e com’era Simone Casella?

«A livello caratteriale uguale ad oggi ma a livello di propulsione sincera nei confronti del trekking e della montagna devo ammettere di esserci arrivato piuttosto tardi. Chiaro, la montagna l’ho sempre avuta nel cuore. Dalla Toscana, mia regione di origine e dove abito tutt’ora, le vacanze estive con i miei le trascorrevamo sempre nelle Alpi. Però ecco, lo concepivo come un mondo lontano dalle mie corde. Ho iniziato a camminare seriamente soltanto sette anni fa, a ridosso della creazione del gruppo, e proprio insieme al gruppo sono cresciuto anche in tutti gli altri aspetti che riguardano questa passione»

Fra questi aspetti, anche il vestiario e l’attrezzatura. Con quale prodotto ELBEC ti trovi meglio?

«In tutte le escursioni che faccio, sia estive che invernali, utilizzo le calze SKIMO, e infatti le vedrete in quasi tutte le foto. Sono calze che nascono per lo sci alpinismo ma che trovo perfette in ogni occasione, aderenti ed elasticizzate ma non in maniera eccessiva da comprimere o dare fastidio. Sono termiche e al contempo traspirabili e riducono sensibilmente il rischio di vesciche. Un must per chi, come noi, non fa altro che camminare su e giù per i monti, ogni fine settimana»

 

Autore
Monica Malfatti
Monica Malfatti
Scrittrice e giornalista
Nata nel 1996 a Trento, ama la montagna per osmosi e scrivere da quando ne è capace. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità, lavora da freelance nell'ambito della comunicazione, collaborando con diverse testate giornalistiche, occupandosi di vari uffici stampa e pubblicando alcuni libri. L'ultimo, una biografia dell'arrampicatore belga Claudio Barbier, uscirà a breve per Versante Sud. Dal 2022 è addetta stampa per il Soccorso Alpino e Speleologico Trentino. Dal 2023, Accompagnatrice di Media Montagna.
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