Viaggio in Oriente Viaggio in Oriente

Viaggio in Oriente (1° parte)

Il 17 ottobre il nostro collaboratore Amos Sandri è partito per un viaggio di sei settimane che da Istanbul lo porterà a Tbilisi, nella capitale della Georgia. Un viaggio via terra fuori dal sentiero tracciato. 
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Il 17 ottobre il nostro collaboratore Amos Sandri è partito per un viaggio di sei settimane che da Istanbul lo porterà a Tbilisi, nella capitale della Georgia. Un viaggio che fa dell'improvvisazione la sua unica regola e che, ad oggi (6 novembre), l'ha portato ad attraversare la Turchia fino ad arrivare in Armenia. Nel mezzo tante persone e tanti luoghi, spesso difficili e poco battuti come il Kurdistan turco e la regione armena del Syunik, teatro degli ultimi bombardamenti da parte dell'Azerbaigian. Insomma, un viaggio via terra fuori dal sentiero tracciato. Buona Lettura

Scrivo questo pezzo dall'Armenia ma alcune righe le ho buttate giù qualche ora fa, in Georgia, mentre l'idea dell'articolo è sorta sta mattina quando mi trovavo ancora in Turchia. Sono partito ieri sera dal profondo di un Paese che tecnicamente non esiste, il Kurdistan, e dopo 24 ore, 3 bus, altrettanti passaggi da camionisti e 2 frontiere sono arrivato a Tatev, nella provincia dello Syunik, la più meridionale dell'Armenia. 

Fino a qualche settimana fa non ne conoscevo l'esistenza né avrei pensato di arrivare in questi Paesi. Avevo in tasca un volo per Teheran ma i disordini dell'ultima ora mi avevano portato a contattare la compagnia aerea per trovare una soluzione. Mi sono così ritrovato tra le mani un biglietto di solo andata per Istanbul e uno di ritorno da Tiblisi. Due punti a caso con in mezzo poco di conosciuto e ancora meno di programmato. Tra tutta questa casualità ed eterogeneità mi chiedevo se potesse comunque esserci un filo conduttore, qualcosa che unisse questi popoli e i loro territori. Non ci avrei messo molto a trovarlo. 

Mentre guardo fuori dalla finestra una vecchia Lada Riva affronta vittoriosa il fango e la nebbia, segno indelebile e inarrestabile di quell'Unione Sovietica caduta da tempo ma mai del tutto defunta grazie alla madre Russia. Nemmeno trent'anni dopo e sono proprio i pronipoti dello zar a dover fuggire.

Basilica di Santa Sofia ad IstambulBasilica di Santa Sofia ad Istambul
da qualche parte in Kurdistanda qualche parte in Kurdistan

Nell'ex Costantinopoli ho condiviso la camera con dei ragazzi russi che da un giorno all'altro sono dovuti scappare dalla mobilitazione generale e dall'imbracciare un fucile. Nello stesso ostello cercava riposo anche un medico costaricano che l'indomani sarebbe partito per l'Ucraina per aiutare il fronte opposto. Avrebbe attraversato prima la Bulgaria e poi la Romania e, una volta entrato ad Odessa, sarebbe giunto fino a Charkiv, sulla linea di un fronte che negli ultimi mesi ha mosso di continuo il confine ucraino-russo. Quella guerra che fino a qualche tempo prima echeggiava lontana adesso mi portava a dormire nella stessa stanza di alcuni dei suoi protagonisti. Avevamo in comune la camera da letto e l'essere in viaggio ma non per tutti era stata una scelta arbitraria. Tantomeno felice. Ancora non sapevo di aver appena trovato il capo di quel filo rosso che mi avrebbe accompagnato fin qui.

Ho così lasciato il Bosforo con lo zaino appesantito da un senso di vergogna e di fortuna immeritata portando il viaggio e la ricerca ancora più verso le persone anziché nei luoghi d'interesse. Dal lato occidentale della Turchia sono scivolato lentamente verso sud-est. Quasi senza accorgermene sono arrivato nel centro di quel Kurdistan spesso stigmatizzato e sempre maltrattato ma le cui genti hanno saputo accogliermi come poche altre in vita mia. Dal tetto della Madrasa di Mardin potevo vedere l'immensità della Mesopotamia con la Siria, distante appena 30km, che ad oggi non conosce ancora il suo destino né la sua reale conformazione. I rapporti tra Turchi e Armeni rimangono complicati, con i fantasmi del genocidio armeno non riconosciuto che ancora veleggiano sui valichi di frontiera chiusi a doppia mandata. E così, per raggiungere la culla del cristianesimo, ho dovuto risalire quella línea che divide i due Paesi fino a quando si è deciso che potessi oltrepassarla. É successo nei pressi del lago di Aktaş, anch'esso diviso a metà, tra Turchia e Georgia. Con alcuni passaggi su di vecchi camion sono ridisceso nel lato opposto attraversando la Georgia fino ad arrivare qui, tra le montagne del Syunik, in Armenia. 

Strade di Istambul - TurchiaStrade di Istambul - Turchia
da qualche parte in Georgiada qualche parte in Georgia
I minareti di Mardin - TurchiaI minareti di Mardin - Turchia

La neve inizia a ricoprire le vette più alte e di là, in cucina, la nonna Isabella e la nipote Alina ridono davanti alla piccola stufa al centro della stanza. Provano a nasconderlo, ma i bagliori e i boati dei missili azeri, caduti poco lontano lo scorso settembre, hanno lasciato i segni sui loro visi.

Le guardo rapito mentre mi rendo conto di essere al giro di boa di un viaggio imprevisto che fin dall'inizio ha seguito le regole dettate dal caso. Un percorso fortuito che mi ha portato tra i territori di confine e le persone che li abitano. Frontiere remote che spesso non hanno saputo tenere il passo delle proprie genti mentre altrettante volte, a quel passo, hanno dato il là. 

Eppure è nei posti di confine e di guerra dove ho trovato le persone più gentili ed ospitali, sempre pronte a rinunciare a qualcosa per darmi una mano. Loro a me.

Come se la fragilità della vita che le pone su di un filo sottile, pronte o destinate a partire in qualsiasi momento, gli faccia aprire le braccia verso chi ha deciso di arrivare, affrontando le paure e i pregiudizi che ricoprono questi angoli di mondo. 

Lo sfrigolio della pentola malconcia distoglie la mia attenzione. Il thè per il ragazzo venuto dall'Italia è ormai pronto. È ora di andare, nuove storie di vita mi aspettano....

Segue

Autore
Amos Sandri
Amos Sandri
Scrittore
Nato nel 1989 in Valsugana, vive sulle pendici del Lagorai dove unisce la passione per la scrittura e la montagna. Tra una vetta e l’altra collabora con riviste e aziende del settore outdoor
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