I Migliori Libri di Alpinismo di Sempre

I migliori cinque libri di alpinismo consigliati dallo scrittore Amos Sandri per i lettori del nostro blog
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"L'alpinismo è prima un sogno, poi un'impresa, infine un racconto. Ma è prima di tutto un sogno, il sogno di una montagna. Perché una montagna è anche di chi non è mai arrivato in cima, di chi l'ha vista solo disegnata, di chi l'ha amata dentro un libro"

Con questa frase lo scrittore Paolo Cognetti fa capire bene come i confini della montagna non finiscano necessariamente sulla croce di vetta né inizino all’attacco dei suoi sentieri.
Spesso, infatti, le montagne allungano la propria ombra tra i sogni delle persone fino a specchiarsi tra le pagine dei libri. È grazie a quest’ultimi che chiunque può scalare le vette più impegnative del pianeta sostituendo ramponi e piccozze con parole, impressioni e resoconti di chi quelle catene montuose le ha vissute.
Tra tutti i libri di alpinismo ve ne sono però alcuni che svettano più degli altri. Attirano addosso gli occhi degli appassionati ricompensandoli con insegnamenti e valori da portare nello zaino lungo i sentieri di tutti i giorni.

le mie montagne walter bonatti
“Le mie montagne” di Walter Bonatti

Non si può parlare di alpinismo ne’ di libri di alpinisti, senza citare Walter Bonatti che, oltre ad essere uno tra gli scalatori più forti della sua epoca, era anche un’ottima penna. Tra le sue tante opere letterarie spicca questo volume dove raccoglie le sue imprese alpinistiche di maggior rilievo. Dalla parete Est del Grand Capucin, alle invernali sulle pareti nord di Lavaredo, passando per la spedizione sul K2 con il famoso bivacco di fortuna, fino alla salita del Dru e alla conquista del Gasherbrum IV.
Oltre alla dovizia di particolari e alle precise descrizioni tecniche di alcune delle scalate divenute simbolo dell’alpinismo, dall’inchiostro di questo testo traspare tutto il pensiero e la filosofia di Bonatti verso l’ambiente montano.
“La scalata, - scrive l’autore - quando non significa esplorazione e conquista materiale di un punto geografico, secondo me deve soprattutto rappresentare un motivo d’azione nel fantastico ambiente della montagna per procurarsi sensazioni intense ed assurgere, vincendo la natura, alle conquiste interiori dettate dal proprio spirito”.
Questo libro ci porta sulle pareti più difficili del mondo dandoci l’opportunità di conoscere intimamente il protagonista attraverso una cordata dove l’alpinista viene sempre dopo l’uomo.

la montagna nuda“La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine” di Reinhold Messner

In questo libro di alpinismo il re degli ottomila scava nelle sue memorie per ripercorrere la spedizione del 1970 sul Nanga Parbat che segnò profondamente la sua vita. In quell’occasione, infatti, dopo aver raggiunto la cima assieme al fratello Günther per l’imponente parete Rupal, viste le condizioni precarie del fratello, decidono di scendere dal versante Diamir. Quasi alla fine della parete però una valanga travolge Günther disperdendone le tracce. Dopo giorni di cammino e disperazione Reinhold riesce sorprendentemente a raggiungere un villaggio e la civiltà. Da lì inizierà un altro tipo di viaggio per difendersi dalle accuse di aver sacrificato il fratello per le sue ambizioni alpinistiche.
Un libro fondamentale, scritto a 30 anni da quel dramma, per far chiarezza e giustizia su una delle più discusse vicende alpinistiche himalayane. Un racconto, arricchito dai diari della spedizione dei due fratelli, che porta il lettore nell’animo profondo del famoso alpinista che in queste pagine si spoglia completamente.
Reinhold Messner rivive gli eventi atroci di quella spedizione rivelando al pubblico il profondo crepaccio che si porta dentro per sempre dopo la scalata del suo primo 8000.

aria sottile“Aria Sottile” di Jon Krakauer

Non si può parlare dei migliori libri di alpinismo senza mezionare “Aria Sottile” dove si passa da una tragedia personale ad una collettiva. Quell’alpinismo che in passato era terreno esclusivo di pochi esperti, con gli anni ha aperto la possibilità anche ai comuni mortali di scalare la vetta più alta del pianeta dietro lauti pagamenti.
Nel 1996 il giornalista statunitense Jon Krakauer viene incaricato dalla rivista Outside di scrivere un articolo sulle spedizioni commerciali dell’Everest. Krakauer - appassionato alpinista con alle spalle importanti vette come il Cerro Torre - accetta di buon grado riuscendo a convincere la rivista a riservargli un posto per tentare la vetta. La notte del 10 maggio diverse squadre partono per l’attacco finale alla cima ma sarà solo l’inizio di un enorme dramma. Quella della primavera del ’96, infatti, diverrà una delle stagioni più tristi sulle pendici della “Dea madre del mondo” portandosi via 12 vite umane. Il giornalista, sopravvissuto alla tragedia, ricostruisce minuziosamente gli eventi di quelle ore individuando colpe e responsabilità che, se evitate, avrebbero cambiato il corso degli eventi.
Dalle pagine di questo libro emergono una volta di più le criticità e le assurdità che derivano dalla scelta di rendere l’alta montagna accessibile a tutti. “Mi fu ben chiaro – sottolinea Krakauer – che pochi dei clienti sulla vetta erano realmente in grado di valutare la gravità dei rischi che affrontavano, la fragilità del margine che protegge la vita umana oltre i 7600 metri”.
Con questo testo l’autore ci consegna un’importante testimonianza e un’ulteriore occasione per riflettere sull’incapacità dell’uomo odierno di accettare i propri limiti.

il mio mondo verticale“Il mio mondo verticale” di Kukuczka

L’alpinista polacco Jerzy Kukuczka racchiude in queste pagine le imprese che lo hanno portato ad essere il secondo uomo al mondo a scalare i 14 ottomila.
A differenza di Messner, però, raggiunge l’impresa nell’arco di soli 8 anni aprendo 10 nuove vie e centrando 4 prime ascensioni invernali. L’alpinista descrive le sue spedizioni facendo emergere l’inossidabile volontà di raggiungere la montagna che lo distingueva, portandolo ad avanzare anche quando le criticità, non solo fisiche, parevano insormontabili. Per un alpinista degli anni ’80 che viveva ad est della cortina di ferro, infatti, la parte difficile della spedizione iniziava mesi prima di raggiungere il campo base.
La mancanza di fondi, di attrezzatura e di cibo spingeva Kukuczka, e tutta la squadra polacca, a scovare stratagemmi e soluzioni fantasiose che gli permettessero di raggiungere l’Himalaya: dai lavori di tintura delle alte ciminiere servendosi delle corde di arrampicata, all’elusione dei rigidi permessi di scalata. Un libro centrale nella storia dell’alpinismo che sottolinea la caparbietà e il coraggio di Kukuczka di rincorrere i propri sogni lottando anche contro il destino.

fuga sul kenya“Fuga sul Kenya” di Felice Benuzzi

Fuggire per andare in montagna. Questo è il cuore del libro di Benuzzi, uno dei tre italiani che nel 1943 decisero di evadere dal campo di prigionia britannico a Nanyuki, in Africa, per raggiungere i 4985 metri del monte Kenya e far ritorno volontariamente in carcere.
Una storia al limite dell’incredibile che inizia quando l’autore del libro, da poco arrivato al nuovo campo di concentramento, scorge tra le nubi in lontananza l’alta montagna. La sua visione rialzò lo spirito oppresso del prigioniero che da quel momento, e per i successivi mesi, organizzò assieme ai complici la fuga temporanea. Ricavarono le piccozze da un paio di martelli, da dei tondini di ferro le punte per i ramponi e si accontentarono di utilizzare come corde quelle solitamente usate per fissare le reti ai telai delle brande.
Un’avventura senza eguali che porterà il gruppo a issare la bandiera italiana sulla vetta per poi ritornare spontaneamente tra i fili spinati del campo. Un libro che fissa su carta un’importante avvenimento storico risaltando l’importanza della volontà umana e consegnandoci una visione della montagna che va oltre ai meri atti sportivi.
“L’avventura – scrive Benuzzi – non aveva solo uno scopo alpinistico. Avrebbe dovuto essere un’impresa in cui dare tutto me stesso, in cui impegnarmi a fondo, in cui realizzarmi, adempirmi”.

Si può andare in montagna tutti i giorni e non esserci mai stati davvero, così come si può non aver mai visto la montagna ma averla vissuta pienamente ogni giorno della nostra vita. C’è qualcosa che la definisce che va oltre i pendii, le creste e i suoi boschi. È qualcosa che non si può vedere ma solo sentire. E i libri, spesso, oltre che raccontarcelo, ci insegnano ad ascoltare.


ndr: Con questo articolo sui libri di montagna e alpinismo inizia una collaborazione con lo scrittore Amos Sandri e il blog di ELBEC. Amos ci racconta quale siano per lui i migliori libri di alpinismo di sempre. Speriamo che questo articolo vi dia lo spunto per un acquisto o un regalo per un amante di libri di alpinisti e di montagna. Qui avremmo dovuto inserire anche un link alle nostre calze in lana merinos ... ma non ci siamo riusciti! Vi auguriamo una buona lettura ... come sempre! 

Autore
Amos Sandri
Amos Sandri
Scrittore
Nato nel 1989 in Valsugana, vive sulle pendici del Lagorai dove unisce la passione per la scrittura e la montagna. Tra una vetta e l’altra collabora con riviste e aziende del settore outdoor
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