Fino a qualche giorno fa mi sarei sentita in colpa - viste le condizioni di innevamento - nello scrivere questo articolo. Ho aspettato, rimandato, e finalmente dopo che ho visto scendere mezzo metro di neve, posso finalmente scrivere a cuor leggero di una cosa bella che si può fare dalle mie parti.
Siamo nel Gruppo Ortles-Cevedale, in Lombardia, nel posto che da qualche anno chiamo casa. Qui ci sono molte più di 13 cime (ne abbiamo contate nel comune di Valfurva più di 42) ma quelle che si toccano con la traversata sono fra le montagne più iconiche del Ghiacciaio dei Forni, al quale fanno da “corona”.
Io, Edoardo, e i nostri amici, negli ultimi anni ci siamo dati piuttosto da fare grazie anche al progetto Valfurva All You Can Ski - il cui scopo è quello di usare gli itinerari di scialpinismo come “scusa” per raccontare il territorio - e abbiamo sciato, in singole uscite, la maggior parte di queste cime. Ma l’idea, di cui io assolutamente non ho la maternità, di concatenarne 13, rimanendo tra i 3.300m e 3.800m per l’interezza della traversata, è veramente un sogno, che in molti possono realizzare.
La traversata viene fatta principalmente a inizio estate, quando c’è ancora abbastanza neve e si riesce a procedere spediti, con scarponi e ramponi; è una classica di alpinismo. Ma io, che preferisco esplorare le montagne con gli sci ai piedi, mi domando se questo giro non abbia il potenziale di diventare anche una classica di scialpinismo primaverile.
Certo, per godersi qualche curva in più, bisogna reinterpretare il tracciato alpinistico, ma cosa sarebbe un’avventura senza un po’ di immaginazione e inventiva? Infatti in questo articolo non vi dirò come va fatta la traversata - anche perché non c’è un modo giusto di farla - ma vi darò gli strumenti per creare la vostra, unica, traversata. Se avete voglia di farla.
Sarò buona, e non ve le elenco in ordine sparso ma seguendo l’ordine di quelle che si incontrano durante la traversata:
Monte Cevedale 3.769m
Monte Rosole 3.531m
Palon de la Mare 3.703m
Monte Vioz 3.645m
Punta Taviela 3.612m
Cime di Pejo 3.549m
Rocca S.Caterina 3.529m
Punta Cadini 3.529m
Monte Giumella 3.596m
Punta S.Matteo 3.678m
Cima Dosegù 3.560m
Punta Pedranzini 3.599m
Pizzo Tresero 3.594m
Il percorso classico di alpinismo è al contrario, partendo dal Pizzo Tresero, ed è lungo 35 km circa con 3.300m di dislivello. Se però durante la traversata con gli sci vi fate ingolosire da qualche discesa extra, ovviamente i km e il dislivello aumenteranno, ma ne sarà valsa la pena.
La traversata si può fare sia in autonomia appoggiandosi solo ai bivacchi presenti sul percorso, oppure dormendo nei rifugi, se le aperture stagionali lo consentono. - Bivacco Colombo
Bivacco Meneghello
Albergo Forni
Rifugio Pizzini (dotato di locale invernale durante la chiusura)
Rifugio Branca (dotato di locale invernale durante la chiusura)
Rifugio Mantova al Vioz (dotato di locale invernale durante la chiusura)
Sulla strada dei forni (che per percorrere con l’auto è necessario pagare un biglietto) c’è anche il Rifugio Stella Alpina, aperto tutto l’anno.
Il percorso si articola in ambiente di alta montagna, su ghiacciaio, neve e creste rocciose. Oltre alla dotazione classica da scialpinismo, bisogna essere dotati di corda e materiale per progressione su ghiacciaio e recupero da crepaccio. Se si desidera fare la traversata in autonomia è necessaria l’attrezzatura per mangiare e dormire in bivacco. Il meteo a quelle quote cambia repentinamente e può essere anche molto severo
Dotarsi di capi adatti a temperature ben al di sotto dello zero.
Il primo consiglio che do è quello di studiare il percorso, ma solo per essere pronti a tracciare la propria linea di traversata. Per me la parte più bella di una traversata è quella creativa, di improvvisazione, di immaginazione del percorso. Per questo non vi dico come la farei io, dove dormirei e quali pendii scierei. Vi toglierei tutto il divertimento!
Posso comunque darvi qualche altra dritta, giusto per risparmiarmi del tempo. Come stagione vi consiglio di andare in primavera inoltrata, con un buon innevamento generale. Meno roccia è scoperta in cresta, più diventa facile muoversi su questo terreno. Per quanto riguarda il percorso: io con gli sci partirei entrando in Val Cedec e dirigendomi verso il Monte Cevedale. Da qui in poi, fate voi!
Ricordatevi di pagare il pass dei Forni per tutti i giorni che siete in giro (dai 2 ai 4), preparatevi per paesaggi da stampare nell’anima e festeggiate con delle birre a fine traversata, che siate riusciti a completarla o meno.
É l’esperienza quella che conta, non il punto d’arrivo.
P.S. Se l’idea vi affascina ma non siete sicuri di essere all’altezza per effettuare la traversata in autonomia e in sicurezza, chiamate le guide alpine locali.
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